Confesso di avere provato l’esperienza di entrare in Second Life ormai più di un anno fa, e di riprovarci ogni tanto –anche per tentare di comprendere perché mai abbia tanto successo- abbandonando poi l’esplorazione, perché vinto sempre dalla stessa sensazione: noia. Noia perché vi ritrovo scenari, paesaggi, eventi, non già di un’altra vita, che evidentemente vorrei diversa, ma del tutto simili a quelli che si trovano davvero in giro per il mondo. Per niente monotoni, anzi rutilanti di proposte e suggestioni, ma come lo sono i paesaggi urbani delle metropoli esistenti. Nonostante la mia disaffezione per Second Life, quel mondo la dice lunga sulla assimilazione concettuale ormai avvenuta fra reale e virtuale. Viviamo in una società dominata da imitazioni, simulazioni visuali, riproduzioni, copie. L’immagine non rappresenta più la realtà, di cui anzi siamo progressivamente sempre più privati. Come ci ha insegnato Baudrillard, l’immagine, anzi, maschera la realtà, la perverte; siamo circondati da una iper-realtà dal significato sfuocato. Questa progressiva trasformazione della sfera culturale ha investito in pieno l’architettura, il cui universo è ormai affollato di forme che simulano altro dalla funzione per cui sono pensate e sorgono. D’altra parte anche l’architettura deve...dall'editoriale di Franco Pazini.